L’augurio di un nuovo inizio
Non possiamo iniziare questo nuovo anno pastorale senza tenere conto della situazione, tutt’altro che tranquilla, nella quale viviamo.
Anzitutto il pensiero va a molteplici circostanze di conflitti nel mondo – e non alludo solo alla situazione afgana. Non siamo ancora usciti definitivamente dalla pandemia, anche se qualche spiraglio ci fa intravvedere un futuro meno problematico. Vorrei ricordare anche le fatiche di tante famiglie e di tanti lavoratori che in questi ultimi due anni hanno subìto momenti di crisi che non sono ancora finiti.
La malattia di Don Carlo, la partenza di Don Pigi, l’arrivo di Don Corrado Marchinu, che sarà con noi il sabato e la domenica.
È l’inizio di un anno. Riconosciamo anzitutto che la nostra vita è contenuta nel tempo e che il tempo è opera di Dio. Iniziare un nuovo anno è quindi un modo per esprimere la nostra dipendenza da Dio. Tale carattere sacro dell’inizio dell’anno resta, almeno come nostalgia, anche nelle culture per cui il tempo non ha più alcun rapporto con il divino. Rimane cioè una sorta di fascino all’inizio di ogni nuovo anno, un fascino a cui nessuno può sottrarsi, fosse anche solo per fare qualche buon proposito, come i bambini che, quando ricevono un quaderno nuovo, esprimono la volontà di non sporcarlo mai più con una macchia.
Chiediamo dunque la benedizione di Dio, con le belle parole con cui si benediceva il popolo in Israele da tempo immemorabile. “Ti benedica il Signore e ti custodisca; il Signore faccia splendere su di te il suo volto; il Signore ti conceda pace!” (Num 6,22-27). La terza invocazione, in particolare, chiede il dono della pace. Il Signore ce la conceda come dono prezioso per tutti. Una seconda grazia che possiamo chiedere per l’anno che si apre la troviamo nel vangelo di Luca: “Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo”. (Lc 2, 18-21).
Sono cinque verbi: “tutti si stupirono”, “Maria custodiva e meditava”, “i pastori se ne tornarono glorificando e lodando Dio”. E dunque i verbi: stupirsi, custodire, meditare, glorificare, lodare. Chiediamo e auguriamoci reciprocamente la capacità di stupirci di fronte alle meraviglie di Dio, la capacità di custodire e meditare la Parola di Dio, la forza e l’amore per lodare glorificare Dio in ogni evento della nostra vita, qualunque esso sia, affinché ogni giorno che passa ci mostri sempre più quest’abbondanza di amore, di grazia e di misericordia che avvolge ogni cosa e che sarà rivelata in pienezza nella vita eterna.
In particolare per le nostre comunità parrocchiali, impegnata su diversi fronti , domandiamo la grazia di sapere intraprendere cammini evangelici che possano far crescere in tutti la fede nel Signore Gesù, l’impegno della carità reciproca, l’intelligenza dell’amore.
Categoria: don Giovanni Ciocchetta, Parrocchia