Ottimo e Abbondante
Quando esisteva ancora il servizio militare mio cugino Renato, fu arruolato in fanteria a Casale Monferrato. Noi eravamo un po’ preoccupati per lui, perché il vitto delle casermenon godeva di buona fama e Renato apprezzava il buon cibo, e soprattutto le portate generose.
Così fummo contenti quando ci arrivò una cartolina scritta di suo pugno.
La cartolina anziché panorami o paesaggi rappresentava a mo’ di fumetto una scena di vita militare. Il sergente domandava al suo sottoposto: “Soldato, com’è il rancio?”.
E la recluta – forse non potendo dire altro – rispondeva: “Ottimo e abbondante, signore!”. In realtà Renato durante il periodo di ferma perse qualche chiletto, prontamente recuperato con gli interessi nei mesi successivi: forse il cibo non era così buono e così tanto come la cartolina induceva a credere. Ma quell’ “ottimo e abbondante” della cartolina mi si è stampato nella memoria, e mi viene da ridirlo ad alta voce tutte le volte che accetto un invito a cena dal quale esco pienamente soddisfatto dei cibi e delle bevande che mi sono state offerte.
Il salmo della liturgia odierna, che di per sé alcuni commentatori qualificano come un salmo “mistico”, dell’uomo innamorato e assetato di Dio, non disdegna un paragone ardito tra il saziarsi della presenza dell’Altissimo e il partecipare a un banchetto ben preparato. Sono interessanti al proposito le due diverse traduzioni che ci vengono autorevolmente offerte dalla Conferenza Episcopale Italiana. La più recente, quella che preghiamo nella messa del giorno traduce il testo ebraico con “saziato dei cibi migliori”; quella che è ancora in uso nella liturgia delle ore recita “mi sazierò come a lauto convito”. Tutte e due parlano di “sazietà”: l’amore di Dio nutre, sfama, vale più della vita stessa: chi lo sperimenta non ha più bisogno di nulla.
L’uomo assetato di sapere, di affetto, di conoscenza, di amore trova il punto di arrivo della sua ricerca quando si lascia amare da Dio. Tuttavia le due traduzioni ci offrono un punto prospettico diverso. La più antica (“mi sazierò come a lauto convito”) pone l’accento sulla quantità del cibo; quella attuale sulla qualità (“saziato dai cibi migliori). Non è l’unico caso nella Bibbia: troviamo spesso la metafora del nutrimento e del banchetto, e quando si parla di ciò che Dio cucina e prepara l’ottimo e l’abbondante vanno sempre a braccetto, direi molto meglio di quanto capitava nel secolo scorso nella caserma di Casale Monferrato. Viene proprio da pensare che in cucina come altrove il Signore fa le cose per bene.
Non so come viviamo i nostri giorni quotidiani. A volte fatichiamo a credere che Dio è all’opera, che vuole sfamare il nostro desiderio di bene e di senso, che vuole nutrirci con la sua Parola, il suo corpo, il suo perdono, l’amicizia e la tenerezza delle sorelle e dei fratelli che ha posto sulla nostra strada.
Non siamo convintissimi che il cibo che ci prepara sia ottimo e abbondante, e corriamo a nutrirci di altro, roba cattiva che non sazia e gonfia lo stomaco, riempiamo la testa e il cuore di cose stupide e insulse. Ma quest’oggi vogliamo fare nostre le parole del salmo e tornare a orientare la nostra ricerca: “O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora ti cerco, esulto di gioia all’ombra delle tue ali”. Vogliamo sentirci saziati dal suo amore, dalla sua grazia, dalla sua pace. Ciò che esce dalle sue mani è sempre ottimo e abbondante
Categoria: don Giovanni Ciocchetta, Parrocchia