Barsabba

Qualcuno magari storce il naso e pensa: «Ecco, hanno sbagliato a  scrivere il titolo, hanno messo una “esse” in più, non è Barsabba, ma Barabba!”». Spiace contraddire gli aspiranti correttori di bozze, ma non stiamo parlando del brigante che viene preferito a Gesù nel giorno della passione, liberato per acclamazione da una folla che manda il Cristo a morire (“Crocifiggilo!”) e il delinquente a piede libero.

Stiamo parlando proprio di Barsabba, la “esse” in più ci sta tutta. Di lui ci segnala l’esistenza la prima lettura di oggi. Si deve trovare il sostituto di Giuda per ricomporre il numero dei “dodici”, quelli che noi chiamiamo apostoli. Dopo aver descritto le caratteristiche che deve avere questo sostituto dell’Iscariota, l’evangelista Luca annota che i primi credenti “ne proposero due: Giuseppe, detto Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia”. Tra i due se ne deve scegliere uno solo. Tutti pregano, poi si tira a sorte (non sono previste votazioni) e viene scelto Mattia. E Barsabba? Che fine ha fatto? Ci sarà rimasto male? Avrà cercato di invalidare le elezioni contestando il metodo o la forma, o dicendo che avevano tirato dadi truccati? Non ci risulta proprio.

Semplicemente viene dimenticato; il libro degli Atti non ci parla più di lui, potremmo pensare che se ne sia andato con la coda tra le gambe, o risentito, o addirittura che sia morto, sparito per sempre. Bisogna avere un po’ di pazienza, e forse lo ritroviamo ancora. Siamo al capitolo 15 del libro degli Atti, dopo la prima grande assemblea che ha visto riuniti Pietro, Paolo, Giacomo e tutti i personaggi più importanti delle prime comunità cristiane. Ecco cosa scrive Luca: “Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli”. Non vorrei sbagliarmi, ma mi piace pensare che quel “Giuseppe chiamato Barsabba detto Giusto” del capitolo 1 e questo Giuda chiamato Barsabba del capitolo 15 siano la stessa persona. Confesso di non avere approfondito l’argomento, se qualcuno lo vuole fare e poi mi istruisce mi fa un grosso favore, ma nell’incertezza delle fonti oso immaginare che Barsabba (Giuseppe o Giuda o come si chiami mi interessa poco) sia rimasto nel giro, abbia continuato a frequentare la comunità cristiana, non si sia incupito o scoraggiato per la sorte avversa che non l’ha fatto entrare nel numero dei dodici, o sminuito per non essere stato scelto. Si è reso utile ancora, e forse davvero il suo essere soprannominato Giusto, come dice il capitolo 1, ha fatto di lui un uomo di grande autorità tra i fratelli, come suggerisce il capitolo 15.

Le nostre comunità spesso soffrono per l’abbandono di qualcuno. Non ci sono solo quelli che si allontanano perché disinteressati, o perché ostili alla proposta, alle parole che sentono o alle opere che vedono. Ci sono anche quelli del partito dei risentiti, che a torto o a ragione pensano di non essere valorizzati o considerati, di avere subito un torto, di non godere di un meritato apprezzamento. Anziché domandare un chiarimento o a chiedersi se davvero hanno tutte le ragioni per sentirsi offesi, se ne vanno sbattendo la porta, risoluti ad affogare per il resto della vita nella palude dei propri malumori. Magari potrebbero prendere esempio da Barsabba, o perfino da Mattia stesso, del quale non si dice più nulla nella pur lunga e articolata narrazione degli Atti degli apostoli. La Sacra Scrittura non ricorda nemmeno una parola di entrambi; probabilmente significa che hanno badato al sodo, senza chiacchiere inutili, senza lamentele, nella differenza dei compiti, delle funzioni, dei ministeri, dei carismi. Mattia senza esaltarsi troppo, Barsabba senza sentirsi rottamato. Solo per favorire la corsa della Parola, solo per amore del Vangelo di Gesù.