Per Sempre
Tre volte nella prima strofa e una nella terza: per sempre!
Non leggiamo nella liturgia di oggi tutto il salmo 117 (118) ma una parte soltanto, e credo proprio che ci basti.
Ci basta questo “per sempre” ripetuto quattro volte, ne abbiamo bisogno.
Ci sono tante cose che vorremmo durassero per sempre e ci scappano tra le mani, e sono quelle a cui teniamo di più. Vorremmo accanto a noi per sempre le persone che amiamo, che durassero per sempre gli istanti di felicità, che ci accompagnassero per sempre le parole e i gesti di affetto che hanno cambiato la nostra vita, e quanti altri “per sempre” teniamo nel cassetto dei sogni, o culliamo nei pensieri più belli.
Quasi come una beffa – al contrario – ci sembrano non finire mai i momenti di tensione e di fatica, non ce la facciamo a portare a lungo gli stessi pesi, non vediamo il termine del tunnel oscuro in cui camminiamo e viaggiamo ormai da troppo tempo.
Il “per sempre” ci appare come una minaccia, una maledizione.
Ma torniamo al salmo: che cosa è “per sempre” secondo la preghiera dell’uomo di Dio?
È “il suo amore”. Dio non ama a intermittenza, a giorni alterni. Il suo amore non è come le lampadine del presepe che brillano un po’ a tempi stabiliti e poi si rimettono spente e inerti negli scatoloni in attesa del dicembre successivo. È un amore tenace, che non molla la presa, che non si lascia intimorire da nulla e nessuno, che non conosce pause, supera gli ostacoli, ricomincia ogni giorno da capo.
Ho trovato queste belle parole in un commento al salmo: “L’uomo biblico sperimenta con angoscia che nel mondo tutto è friabile, compare e scompare. E si chiede: c’è qualcosa che dura, qualcosa che vince il tempo e la caducità? Si legge nel libro di Isaia: l’uomo è come l’erba, oggi c’è e domani non c’è più. Ma la Parola di Dio dura per sempre. Nel nostro salmo l’espressione è ancora più bella: l’amore di Dio dura per sempre”. (B. Maggioni).
Mi piace ribadire questa idea. Non sono molto sicuro del mio amore, della capacità di mantenermi fedele; direi di più: sono certo che la mia risposta all’amore di Dio è quasi sempre inadeguata, confusa, fragile.
Mi dimentico spesso di Lui, lo trascuro, lo metto all’ultimo posto. Ma per fortuna non è il “mio” amore ad essere per sempre ma il “suo”.
Ancora una volta vengo riportato dalle parole del salmo all’idea fondamentale della nostra fede: non siamo noi ad amare Dio, è Lui da amare noi, non siamo noi a morire per Lui, è Lui a morire per noi, non siamo noi a salire in cielo con le nostre forze, è Lui a scendere sulla terra per camminare con noi.
E lo fa per sempre, che significa un giorno alla volta, tutti i giorni, nessuno escluso: ieri, oggi, domani, e dopo ancora, per me e per tutti.
Per sempre significa anche “dopo che io non ci sarò più”. Quanto durano le storie di amore su questa terra, anche le più lunghe, le più belle, le più vere? Lo spazio di una manciata di anni, un nulla in confronto alla distesa dei secoli. E dopo? Quando la morte si porta via tutto, quando scompaiono le persone che abbiamo amato, accarezzato, stretto tra le braccia? Mi consola, mi dà pace sapere che prima o poi le storie di affetto, di amore che vivo su questa terra, destinate inevitabilmente a finire, saranno raccolte dall’amore di Dio che è per sempre, saranno portate a casa dalla sua misericordia. Il suo amore che è per sempre darà forma eterna a quanto di interrotto e incompiuto lascio su questa terra: lo porterà a salvezza e pienezza in un tempo che non finisce, dove rimane solo ciò che conta davvero. Per sempre
Categoria: don Giovanni Ciocchetta, Parrocchia