“Andò, si lavò e tornò che ci vedeva” Gv 9,7

In molti, da Nord a Sud, siamo accomunati da uno stesso digiuno… Un digiuno forzato, che mai avremmo pensato potesse caratterizzare la nostra quaresima: il digiuno eucaristico. Eppure al di là della nostra nostalgia, della nostra amarezza, con noi o senza di noi, con la nostra consapevolezza o nella nostra distrazione, la luce continua a splendere e a noi tocca non sprecarla.
Non siamo soli: Dio continua a raggiungerci con la sua Parola, vera e propria mensa alla quale sfamarsi. Ed è così che anche oggi, anche privati del dono eucaristico, possiamo decidere se consentire al Signore di illuminare la nostra vita.
Proprio come il cieco di cui il Vangelo ci parla, ci ritroviamo ciechi e disorientati. Anche in noi lo spettro di quella domanda: «Che male abbiamo fatto per meritare questo castigo? Chi ha peccato?».
Eppure anche per noi la stessa risposta: qui, ora, in questa fragilità, in questa impotenza, in questo buio, possono manifestarsi le opere di Dio. Possono… ma non si manifestano senza di noi.
Abbiamo bisogno di guardare questo momento storico con gli occhi della fede.
Abbiamo bisogno di ricevere dal Signore quella luce che ci permetta di scoprire dove Dio ci sta accompagnando.
Abbiamo bisogno di ascoltare come ci stia chiedendo di vivere.
Ma non possiamo farlo senza di lui.
E allora chiediamoglielo. Chiediamogli luce, chiediamo che questo momento duro sia solo del fango che la sua grazia laverà da questa nostra storia personale e comunitaria. Chiediamogli di scoprire nel buio gli sprazzi luminosi della sua presenza.
A noi è chiesta solo una parola, la risposta a una domanda: «Credi tu nel Figlio dell’uomo? Credi in Colui che per te ha donato tutto? Credi in Colui che si è fatto carne per salvare la tua carne?».