Essi vedranno la gloria del Signore!
Oggi, nella liturgia della Parola, troviamo ancora Giovanni Battista come protagonista della vicenda evangelica. Ma oggi troviamo un Giovanni Battista un po’ scettico su Gesù: egli, come tutto Israele, si aspettava un Messia che avrebbe sconvolto i peccatori, una specie di ira di Dio, che con il ventilabro avrebbe ripulito la sua aia, che con il fuoco avrebbe bruciato il peccato con il peccatore, una specie di vendicatore a nome di Dio che avrebbe spazzato via ogni ingiustizia, ogni forma di violenza, di cattiverie, di sopruso.
Tentazione ancora per noi oggi: tutte le volte che diciamo: ‘sono tre anni che ti chiedo questa grazia e non me la concedi’ o ‘come mai permetti che bambini muoiano di fame?’ o ‘perché ancora tanta violenza? Fai giustizia!’.
Ma dalla prigione viene a sapere che Gesù non fa così. E allora, un po’ incredulo e sconcertato, manda alcuni dei suoi discepoli a chiedergli conto: “Sei tu il Messia, colui che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro?” Domanda legittima, che assomiglia alle nostre.
E Gesù non risponde direttamente, ma semplicemente indica di dire a Giovanni Battista quello che vedono.
E che cosa vedono i discepoli di Giovanni Battista? Vedono la scena descritta da Isaia: “Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio viene a salvarvi”. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso si muterà in sorgenti d’acqua”.Vedono una comunità di peccatori sanati, che stanno attorno a Gesù non in forza dei loro meriti, ma solo in forza del suo perdono, della grazia, della misericordia di Dio!
Questo è il Vangelo, la buona notizia!
La Chiesa, prima di essere tante altre cose, è prima di tutto questo: una comunità di peccatori, che senza merito può accedere al mistero di Dio, perché lui si fa vicino e che sa riconoscere negli altri dei fratelli che condividono la stessa speranza, non perché sono affini o simpatici, ma perché oggetto dello stesso amore del Padre. Dunque, una comunità che offre la testimonianza del Vangelo, del perdono a tutti, anche a coloro che non lo meriterebbero secondo una logica umana, perché oggetto del perdono di Dio condiviso e reso presente a tutti.
E noi che cosa andiamo a vedere nel Natale? Non possiamo sbagliare su questo.
Riascolteremo ancora che cosa annunciano gli angeli: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”.
Questo è il segno di Dio. Il segno di Dio non è un segno di potere. Il segno è un bambino, avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. Questo è il segno di Dio. È un segno di fragilità, di debolezza, di limite, di impotenza, di bisogno di cura. E noi, al di là dei nostri deliri di onnipotenza, siamo tutti come quel bambino, nella fragilità e nella mortalità. Questo è il segno di Dio. Dio diventa bambino, assume il limite e il limite è il suo luogo di contatto con la madre, con Giuseppe, coi pastori, con ciascuno di noi, con tutti i nostri limiti. Dio è colui che fa dei nostri limiti il luogo di comunione. Dio ci salva assumendo il limite e facendo del limite e del bisogno il luogo di accoglienza.
Con il bambino cosa si fa? Lo si accoglie, altrimenti muore. E tutti siamo bambini e abbiamo bisogno di essere accolti per vivere. La salvezza consiste nel fare delle nostre piccolezze, dei nostri limiti, anche del nostro peccato, il luogo di accoglienza reciproco. Questa è la salvezza del mondo.
Quando capiremo che l’ultimo dei fratelli, il piccolo, il carcerato, il perseguitato, il nudo, l’affamato, l’immigrato sono il segno di Dio che offre la possibilità di entrare in comunione, di solidarizzare, di condividere, di vivere la carità, noi saremo salvi, diventeremo umani.
E pace e giustizia e libertà si baceranno sulla terra e il regno di Dio sarà qui. Allora potremo dire, come dicono gli angeli in cielo che cantano: Gloria nell’alto dei cieli!
Quando noi guarderemo tutti gli uomini lo sguardo della misericordia, guarderemo ogni fragilità con questo sguardo, finalmente sarà “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace sulla terra”.
Categoria: Parrocchia