L’Eucarestia, sacramento di unità

Nel giorno in cui ventidue nostri bambini ricevono la Prima Comunione, pubblichiamo un passaggio dell’omelia che pronunciò il beato Paolo VI per la solennità del Corpus Domini il 05 giugno 1969:

L’Eucaristia è anzitutto Comunione con Cristo, Dio da Dio, Luce da Luce, Amore da Amore, vivo, vero, sostanzialmente e sacramentalmente presente, Agnello immolato per la nostra salvezza, manna ristoratrice per la vita eterna, Amico, Fratello, Sposo, misteriosamente nascosto e abbassato sotto la semplicità delle apparenze, eppur glorioso nella sua vita di risorto, che vivifica comunicandoci i frutti del Mistero pasquale. Oh, non avremo mai meditato abbastanza sulla ricchezza, che ci apre questa intima comunione di fede, di amore, di volontà, di pensieri, di sentimenti, con Cristo Eucaristico. La mente si perde, perché ha difficoltà a capire, i sensi dubitano, perché si trovano dinanzi a realtà comuni e note: pane e vino, i due elementi più semplici del nostro cibo quotidiano. Eppure, proprio il «segno» con cui questa divina presenza ci si offre, ci indica come dobbiamo pensarla: il pane e il vino, queste specie tanto comuni, hanno valore di simbolo, di segno: Segno di che? Oh quant’è grande la potenza di Cristo, che anche qui, secondo il suo stile – che è lo stile di Betlem, di Nazareth, del Calvario – nasconde le più grandi realtà sotto le apparenze più umili, e, appunto per questo, a tutti accessibili: questo Sacramento è segno che Cristo vuol essere nostro cibo, nostro alimento, principio interiore di vita per ciascuno di noi, e a noi applica i frutti della sua incarnazione, con la quale – come bene ha detto il Concilio – «il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo». L’incarnazione si estende nel tempo, affinché ogni cristiano divenga davvero, come il tralcio alimentato dal ceppo della unica vite, il prolungamento di Cristo, e possa dire con l’Apostolo Paolo: «Non più io vivo, ma Cristo vive in me. La vita, che vivo nella carne, la vivo nella fede al Figlio di Dio, che ha amato me, e ha dato se stesso per me». Egli si moltiplica per essere a disposizione di tutti, per essere di tutti: ignorato, forse; trascurato, forse; offeso, forse; ma vicino, ma presente, ma operante per chi crede, per chi spera, per chi ama!

[…] Comunione con Cristo, dunque, l’Eucaristia, come sacramento e come sacrificio: ma anche comunione tra di noi fratelli, con la comunità, con la Chiesa […]. E davvero, l’Eucaristia intende fondere in unità i credenti, i credenti che siamo noi, uniti a tutti i fratelli del mondo. […] E la celebrazione dell’Eucaristia è sempre principio di unione, di carità, non solo nel sentimento, ma anche nella pratica: «Amatevi, come io vi ho amato». È il «comandamento nuovo», quello che deve distinguere i figli della Chiesa: ed esso trova la ragione, lo slancio, la molla segreta nella Comunione, nella Messa, che è la celebrazione della comunità cristiana, l’alimento della carità.

beato Paolo VI