Fedeli corresponsabili nel sostenere la Chiesa, le radici nel Vangelo e nel Concilio
Domenica 6 maggio ricorre la Giornata nazionale dell’8xmille. È dedicata alla conoscenza del bene fatto e da fare, alla trasparenza, al ricordo. Una firma – gratuita – sulla dichiarazione dei redditi, si trasforma in migliaia di progetti di carità, in Italia e nei Paesi in via di sviluppo; in opere di culto e pastorale per la popolazione italiana; in attività di evangelizzazione e conforto portata avanti dai circa 35 mila sacerdoti diocesani, di cui 600 missionari italiani nel mondo.
Questa modalità di sostentamento celebra, quest’anno, il 30° anniversario dell’entrata in vigore. È proprio del 1988 il documento «Sovvenire alle necessità della Chiesa. Corresponsabilità e partecipazione dei fedeli», una sorta di decreto attuativo della revisione del Concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica firmato nel 1984. Un Concordato chiuso con l’apporto competente del cardinale Attilio Nicora, scomparso un anno fa e ricordato recentemente anche a Milano con una tavola rotonda e una Santa Messa presieduta dall’arcivescovo Mario Delpini. Il testo citato si sofferma ampiamente sul rinnovato corso giuridico, ma soprattutto fa affiorare le radici della corresponsabilità dei fedeli: il Nuovo Testamento e il Concilio Vaticano II.
Del resto, già le prime comunità di fedeli avevano le idee chiare. Nell’anno 150 d.C. il filosofo e martire Giustino, nella sua prima Apologia, lega esplicitamente la carità alla Eucarestia: «Nel giorno detto del sole, riunendoci tutti in un sol luogo, si fa un’assemblea, nella quale si elevano preghiere comuni. Coloro che hanno in abbondanza e che vogliono, ciascuno secondo la sua decisione dà quello che vuole e quanto viene raccolto è consegnato al presidente; egli stesso va ad aiutare gli orfani, le vedove e coloro che sono bisognosi a causa della malattia o per qualche altro motivo, coloro che sono in carcere e gli stranieri che sono pellegrini: è insomma protettore di tutti coloro che sono nel bisogno».
Attraverso lo strumento dell’8xmille la diocesi di Milano ha distribuito così, nel 2017, i fondi ad essa spettanti: euro 7.052.079,63 per interventi caritativi; euro 7.312.077,94 per culto e pastorale. Per il sostegno di 2065 sacerdoti ambrosiani ha attinto dall’8×1000 15.893.464,43 euro, pari solo al 47,2% del fabbisogno. Il restante è stato coperto da parrocchie, stipendi e pensioni personali, patrimoni diocesani, erogazioni liberali. La ripartizione, come si vede, è equamente divisa tra i settori che hanno titolo per ricevere. Da tre decadi – con firma ripetuta, un “referendum” annuale senza pari – poco più dell’80% di questo gettito nazionale viene destinato alla Chiesa cattolica. È la certificazione della fiducia che i cittadini, non solo i credenti, hanno nei confronti di ciò che le comunità fanno per il bene comune.
don Massimo Pavanello
Incaricato diocesano Sovvenire
Categoria: Chiesa di Milano