Siamo la Chiesa dei santi Ambrogio e Carlo, Chiesa dalle genti!
Riportiamo alcuni passaggi dell’Omelia dell’Arcivescovo per l’apertura del Sinodo Minore (14/01/18):
Noi siamo il popolo di Dio, lieto della sua vocazione, consapevole della dignità di ogni uomo e di ogni donna: tutti figli per grazia! Sappiamo di essere convocati da ogni parte della terra per essere l’unica santa Chiesa di Dio, umilmente fieri del nostro patrimonio inestimabile: siamo la Chiesa dei santi Ambrogio e Carlo, la Chiesa Ambrosiana! Viviamo nel tempo come pellegrini: non abbiamo qui una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura. Preghiamo ogni giorno: “venga il tuo regno”. Accogliamo l’invito di uno dei sette angeli dell’apocalisse: vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello (Apc 21,9) e impariamo a sollevare lo sguardo per contemplare la città santa, la Gerusalemme che scende dal cielo!
Condotti da queste parole, attratti da queste visioni, fiduciosi nelle promesse del Signore, custodendo il tesoro inestimabile della speranza, viviamo con lieta e operosa disponibilità l’obbedienza della fede: chiediamo allo Spirito di illuminare i nostri passi, perché senza di lui non possiamo fare niente, neppure sapere dove andare. Il Sinodo, che vogliamo celebrare in questa forma minore, non è un insieme di riunioni per concludere con un documento che accontenti un po’ tutti. E’ invece un modo di vivere il nostro pellegrinaggio con la responsabilità di prendere la direzione suggerita dallo Spirito di Dio perché la nostra comunità cristiana possa convertirsi per essere la “tenda di Dio con gli uomini, la sposa adorna per il suo sposo”.
[…] Verso le genti che abitano nelle nostre terre i discepoli del Signore continuano ad essere in debito: devono annunciare il Vangelo! Devono mettersi a servizio dell’edificazione della comunità che sia attraente come la città posta sulla cima della montagna. Tutti i discepoli del Signore hanno il compito di essere pietre vive di questo edificio spirituale, tutti! Se parlano altre lingue in modo più sciolto dell’italiano, se celebrano feste e tradizioni più consuete in altri paesi che nelle nostre terre, se amano liturgie più animate e festose di quelle abituali nelle nostre chiese, non per questo possono sottrarsi alla responsabilità di offrire il loro contributo per dare volto alla Chiesa che nasce dalle genti per la potenza dello Spirito Santo. […] Noi, continuando la storia scritta dai nostri padri, vogliamo affermare con la loro stessa fierezza: siamo pronti a confrontarci con le sfide del nostro tempo! Siamo persuasi che possiamo sperimentare la forza dello stare insieme, del camminare insieme, nella docilità all’intenzione di Dio che si è compiuta nella Pasqua di Gesù. […] Intraprendiamo questo cammino con la persuasione che noi per primi, le nostre istituzioni e le nostre strutture, tutto quello che facciamo, tutto quello che siamo deve essere purificato dalla visione di Chiesa che l’angelo ci ispira. E’ a questa visione che ci vogliamo ispirare, perché si rinnovi la giovinezza e la freschezza, la bellezza e l’attrattiva di questa Chiesa dalle genti.Mario Delpini, Arciv.
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