Rinnovo del Consiglio Pastorale Parrocchiale
La nostra comunità è chiamata, come tutte le parrocchie della diocesi, a rinnovare il proprio consiglio pastorale nel prossimo mese di Aprile. L’invito è a leggere con attenzione per capire l’importanza di questo momento.
Dieci domande sul Consiglio pastorale
Dieci domande secche, con risposte brevi, semplicemente per dare un’idea di cosa è in gioco nella rielezione di un Consiglio Pastorale Parrocchiale. Questo istituto, introdotto come strumento di partecipazione dopo il Concilio Vaticano II oggi non gode certo di ottima salute. Come tanti strumenti di partecipazione anche della vita civile, dopo gli entusiasmi degli inizi conosce un tempo di fatica e di ripensamento. Ma forse questa è un’opportunità: senza facili idealismi proviamo a cercare una pratica ecclesiale di vera sinodalità. Questa parola deriva dal greco Syn (insieme) e odòs (cammino). Si tratta semplicemente di questo: camminare insieme, muovere passi comuni nella stessa direzione
1. A cosa serve il CPP?
Il suo compito è quello di fare discernimento, ovvero di cercare il bene possibile per la parrocchia, di chiedersi dove il Signore ci sta portando.
2. Da chi è composto?
Membri di diritto sono i presbiteri della parrocchia, una rappresentante delle comunità religiose presenti, eventualmente i diaconi che lavorano in parrocchia. Poi c’è una parte del consiglio, la cui grandezza dipende dal numero dei parrocchiani, che viene eletto dalla comunità e una parte (meno di un terzo degli eletti) indicati dal parroco
3. Come viene eletto?
L’elezione avviene per tutte le parrocchie della diocesi Sabato 18 e Domenica 19 Aprile. Durante le messe viene distribuita una scheda per la votazione che può avvenire sia nel corso della stessa o al suo termine. Possono votare quelli che abitano nella parrocchia o che la frequentano regolarmente.
4. Quali le caratteristiche di un consigliere?
Per partecipare al CPP oltre ad avere 18 anni occorre semplicemente essere un credente. Non è chiesto anzitutto di avere già un impegno preciso nella comunità, anche se ovviamente è bene che le diverse realtà che operano in parrocchia siano tenute in considerazione. Ma il CPP non è un parlamento nel quale prendere le parti del proprio gruppo, quanto piuttosto il luogo in cui farsi carico del cammino del cristiano comune, di tutti. Per questo i consiglieri devono essere “cristiani comuni” che vivono la fede con le fatiche e le gioie di tutti. Forse in modo specifico a loro è chiesto di sostenere il cammino non solo personale ma anche degli altri, del bene di tutta la comunità cristiana.
5. Quanto dura, quanti incontri?
Il CPP dura per 4 anni. Normalmente esso prevede un incontro a scadenza mensile che avvengono alla sera. È buona cosa che i consiglieri partecipino, secondo le loro possibilità ai momenti salienti della vita della comunità che fanno anche essi parte del cammino del CPP.
6. Come lavora?
In ogni incontro in genere si comincia con una preghiera semplice e breve per metterci sotto la guida dello Spirito e in ascolto della Parola di Dio. Poi attraverso un ordine del giorno precedentemente preparato e possibilmente già conosciuto, si affronta un tema (in genere è bene non avere troppe cose da affrontare per dare modo a tutti di intervenire). Un momento importante è quello dell’ascolto: può essere fatto sia in assemblea che a piccoli gruppi. Si cerca ogni volta di giungere a delle conclusioni condivise.
7. Di cosa si occupa?
Se il compito è quello del discernimento, non sono oggetto del CPP né discussioni sui massimi sistemi. È una sorta di “livello medio” del pensiero, che si occupa del bene complessivo della comunità ma anche del bene possibile, realizzabile, che possa essere oggetto di passi concreti.
8. Chi decide?
Spesso questa sembra la domanda decisiva. Il problema vero è “come” si arriva ad una decisione. È vero che alla fine l’ultima parola è quella del parroco, me egli stesso può effettivamente prendere l’ultima parola se prima ha ascoltato dalla prima alla penultima, le parole di tutti! Senza questo ascolto ogni decisione nasce debole e priva di quel consenso o meglio di quella comunione di cui ha bisogno.
9. È necessario?
Si e non solo perché è un preciso dovere che il Vescovo chiede ad ogni parrocchia, ma perché se non ci fosse un organo di ascolto, di consultazione, di discernimento, di condivisione, dove camminare insieme dovremmo inventarne uno.
10. È utile?
È difficile valutare l’utilità del CPP in termini di efficienza. Il CPP non è un Consiglio di amministrazione di una azienda che possiamo valutare dai bilanci, né un Consiglio di condominio dove ciascuno litiga per i propri interessi; somiglia più ad un Consiglio di famiglia, dove proviamo a parlarci e a prendere insieme le decisioni di cui la vita familiare ha bisogno. Il buon esito di un CPP dipende dal clima spirituale, da quanto aiuta ciascuno a comunicare nella fede, a crescere nel proprio cammino di credente, affezionarsi di più al cammino degli altri suoi fratelli. Se questo accade è certamente utile al di là delle attività e delle iniziative che il CPP riesce e promuovere.
Perché candidarsi?
Perché no?
Questa potrebbe già essere una buona risposta. Cerchiamo troppo spesso delle grandi motivazioni quando in realtà potremmo riscoprire, di fronte ad una proposta, la generosità pronta dei primi discepoli che dicono di sì alla chiamata del Signore. La vita è fatta anche di circostanze che domandano una risposta pronta e il percorso di un cristiano maturo non si basa soltanto su ragionamenti pensosi e calcoli precisi ma anche sugli slanci del cuore. Detto questo sappiamo che non c’è una risposta né unica né decisiva, eppure ci sono tanti buoni motivi per dire di sì a questa proposta.
Ve ne suggeriamo sette.
Perché voglio bene alla Chiesa
Dalla Chiesa abbiamo ricevuto la fede. E prima ancora di conoscere Gesù abbiamo incontrato dei credenti che ci hanno parlato di lui. Ci fidiamo di questa Chiesa e le manifestiamo la nostra riconoscenza facendoci carico della sua vita.
Perché “non è bene che il parroco sia solo”
Il parroco non è il padrone della comunità ma è a servizio di essa. Da una parte il Consiglio Pastorale gli ricorda che non può e non deve far tutto da solo, dall’altra parte lo sostiene nel suo servizio concreto.
Perché è un servizio prezioso
Una casa sta in piedi perché c’è qualcuno che se ne prende cura. Insieme ai servizi più semplici e quotidiani c’è anche quello di chi prova a pensare al bene comune di tutta la parrocchia. Non è cosa da poco.
Perché la fede non è una faccenda individuale
Siamo chiamati in modo singolare e unico dalla grazia di Dio, ma nessuno di noi può camminare da solo. Nel Consiglio pastorale imparo a farmi carico della fede dei fratelli e a camminare al loro fianco con umile senso di responsabilità.
Perché i doni ricevuti vanno messi in circolazione
I doni di Dio sono suoi, non una proprietà da consumare unicamente a proprio beneficio. Se il Signore mi ha regalato una qualità, una sensibilità e una capacità particolare, metterla in comune con gli altri fa crescere me, loro e il corpo della Chiesa tutta.
Proprio condividendo il poco che credo di avere scopro in me stesso ricchezze insospettate.
Perché è una bella esperienza di fede
Nel Consiglio Pastorale incontro la fede di tanti altri fratelli, ne vengo edificato e consolato. La fede cresce nella misura in cui è condivisa.
Perché “il Signore ne ha bisogno”
Quando Gesù entra a Gerusalemme sceglie un asino come propria cavalcatura. Ai discepoli incaricati a preparare il suo ingresso dice soltanto: “Il Signore ne ha bisogno”.
Non è forse questa la ragione più semplice e più vera?
[dropshadowbox align=”none” effect=”lifted-both” width=”100%” height=”” background_color=”#ebf3d6″ border_width=”1″ border_color=”#dddddd” ]Il prossimo 19 aprile siamo chiamati a rinnovare il CONSIGLIO PASTORALE della nostra comunità: è una bella occasione per rinnovare il nostro cammino di Chiesa chiamata ad annunciare e a testimoniare il Vangelo nella nostra città. Tutti i battezzati sono coinvolti in questa responsabilità di offrire con la vita l’annuncio della gioia del Vangelo.
Una testimonianza questa che richiede il dono della comunità fra tutti nella varietà delle vocazioni e dei carismi.
Tutti i fedeli, a partire dal 18° anno di età, che frequentano le nostre parrocchie, possono dare la propria disponibilità a candidarsi per il Consiglio Pastorale dei prossimi quattro anni.Per questo invitiamo a candidarvi o a segnalare candidature con l’apposita scheda che con questa domenica troverete in fondo alla chiesa e, dopo averla compilata, potete consegnarla direttamente a Don Giovanni o lasciarla nell’apposita urna entro domenica 29 marzo.
Domenica 12 aprile saranno presentate alle comunità parrocchiali le liste dei candidati al CPP.
Sabato 18 aprile e domenica 19 aprile 2015 si effettueranno le votazioni al termine di ogni messa della nostra Comunità.
Un’apposita Commissione, presieduta dal Parroco ed espressa dall’attuale CPP, avrà il compito di curare tutte le fasi dell’elezione, dalla compilazione delle liste allo spoglio delle schede elettorali, alla costituzione del nuovo CPP.[/dropshadowbox]
Categoria: Parrocchia